Come aumentare le visite di un blog con la SEO

Come aumentare le visite di un blog con la SEO

Come aumentare le visite di un blog? Questo è il dramma che molti blogger affrontano ogni giorno. Eppure, un modo c’è. Scoprilo in questo articolo. 

Essere tra i primi risultati di ricerca significa avere una maggiore visibilità su Internet. Ed è proprio grazie alla visibilità ottenuta che un blog (o un qualunque sito web offra un servizio) può monetizzare.

Ora, la domanda è un’altra: come si ottiene visibilità? Se segui il blog di MADD la risposta dovresti già conoscerla. Dai, ti do un piccolo suggerimento. Inizia per S e finisce per EO… ESATTO! È la SEO che può darti la fetta di pubblico che meriti (e che ti cerca).

Imparare a padroneggiare la SEO, e comprendere come l’ottimizzazione aiuti i motori di ricerca a catalogare le pagine web, può essere il tuo asso nella manica.

Ma questo, ti avviso subito, non è un articolo tecnico. Non voglio ammorbarti il cervello con acronimi, tabelle e codici. Piuttosto, vorrei ragionare insieme a te sui modi in cui la SEO può aiutarti ad aumentare le visite di un blog… Il tuo!

Per aumentare le visite del tuo blog, ragiona per macro temi

aumentare le visite di un blog grazie alla seo

L’effetto della SEO su un blog

I motori di ricerca puntano a restituire i risultati più rilevanti agli utenti che li utilizzano. A tal proposito, Google ha creato un sistema “trust” non ufficiale che tiene conto dell’affidabilità di un sito web, della sua autorevolezza ed esperienza nel settore.

L’obiettivo è quello di dare maggiore visibilità e, quindi, posizioni più alte a siti che sono notoriamente leader o autorità nel settore cui appartengono. Sebbene non ci sia un metro di giudizio ufficiale per determinare l’autorità di un sito si possono utilizzare sistemi come, ad esempio, la presenza sui social e la qualità dei link che il sito offre.

Parte fondamentale della SEO è proprio imparare ad organizzare il proprio blog intorno a parole chiave rilevanti che i motori di ricerca possono associare al tuo intero blog e, cosa più importante, intorno a un tema ben preciso.

I blog che parlano di argomenti svariati, passando dai “5 migliori croccantini per cani” a “come vivere a Tenerife” trovano maggiori difficoltà ad avere dei risultati efficaci, per qualsiasi tema affrontino.

Un tuttofare non è maestro di nulla” si dice, e lo stesso vale per il tuo blog.

Piuttosto, prendi in considerazione un solo soggetto e analizzalo in ogni suo aspetto. In questo modo aumenterai la visibilità del tuo blog e, con il tempo, diventerai un’autorità in quel campo.

Per approfondire → SEO per blog: la strategia vincente è ottimizzare i tuoi contenuti

Per aumentare le visite del tuo blog, usa parole chiave rilevanti

Dopo aver analizzato il macro-tema, i motori di ricerca tendono ad andare oltre. Per poter fornire risultati migliori al pubblico che li usa, i crawler vanno a cercare risposte specifiche nel mare magnum del web.

Ecco perché quando scrivi un articolo devi cercare di rispondere a domande specifiche. Sempre. Se il motore di ricerca prova che quello che hai scritto risponde a una domanda abbastanza frequente, puoi ottenere visibilità.

Tutto questo si ottiene tramite le parole chiave. Queste parole sono il focus del tuo blog. Se parli di cibo, ad esempio, ti verrà abbastanza naturale usare termini come “cucina”, “cena”, oppure “ingredienti”, piuttosto che vocaboli di uso meno frequente e, soprattutto, lontani anni luce dal campo semantico che riguarda il cibo.

Per comprendere quali siano le parole che la gente digita, quando effettua una ricerca, puoi servirti di uno dei tantissimi strumenti che Google mette a tua disposizione: Keyword Planner.

Google esiste da abbastanza tempo

Questo cosa significa? Semplice. Google ha accumulato, negli anni, una massa tale di dati, riguardo ai termini di ricerca, da potersi permettere di fare previsioni sulla natura stessa delle ricerche degli utenti.

Gli algoritmi utilizzati possono predire accuratamente l’utilizzo di parole chiave associate a ricerche passate, e questo rende molto più semplice il lavoro di ricerca per trovare contenuti rilevanti.

Diventa quasi imperativo curare, nel migliore dei modi, le parole allinterno del tuo contenuto. Così, il motore di ricerca utilizzerà le parole chiave inserite nelle tue frasi per determinare la rilevanza dei tuoi contenuti e, di conseguenza del tuo blog.

Utilizzare parole chiave (secche e correlate) che coincidono con quelle ipotizzate dallalgoritmo del motore di ricerca è il modo migliore per sfruttare la SEO e aumentare le visite di un blog. Quindi, ti suggerisco di cambiare mentalità e iniziare a scrivere, oltre che per i tuoi lettori, anche per il motore di ricerca – che poi vogliono la stessa cosa.

Porta traffico qualificato al tuo blog e conquista la vetta!

I motori di ricerca vanno a caccia di parole chiave. Ne sono ghiotti. E la loro fame non è mai doma. Questo deve esserti chiaro dal primo momento in cui poni le tue dita sulla tastiera e inizi a produrre un contenuto. Che sia per il tuo blog o per qualunque altra pagina web, poco importa. Ma credo che questo aspetto tu l’abbia già compreso.

Ecco perché cambio direzione (seppur di poco), per parlarti del “bounce rate” e di come questo possa influenzare la visibilità del tuo blog. Google e gli altri motori di ricerca sanno tracciare e stabilire con esattezza il tempo di permanenza, di un utente, su una determinata pagina web.

Tutto ciò viene trasformato in un valore, espresso in percentuale, che prende il nome di bounce rate (o tasso di rimbalzo).

Un valore molto alto indica la percentuale dei tuoi visitatori che hanno lasciato la pagina senza navigare il sito, mentre un valore basso significa che l’utente ha navigato altre pagine del sito, oltre a quella d’ingresso.

Per avere una visione a 360° sul tasso di rimbalzo del tuo blog, devi accedere ad Analytics e seguire questo percorso: acquisizione → search console → pagine di destinazione.

Come controllare il tasso di rimbalzo

In rosso, trovi evidenziato il percorso per analizzare il tasso di rimbalzo

Questo valore, va sottolineato più volte, non influenza la posizione nelle pagine di ricerca. Anche perché moltissimi siti non utilizzano Google Analytics, lasciando Big G incapace di elaborare questo genere di informazioni.

Inoltre, un valore alto di bounce rate può essere buono per una pagina, ma pessimo per unaltra. Per esempio, se la tua pagina contatti ha un alto livello di bounce rate, significa che svolge il suo compito egregiamente: i visitatori del tuo blog compilano il modulo contatto, prima di lasciare la pagina.

In tal senso, costruire le pagine del tuo sito web come fossero delle Landing Page può rivelarsi una scelta azzeccata. E in questo caso, come per la pagina contatti, un valore alto non è sinonimo di pessimo, anzi. L’utente trova quello che cerca e lascia (si spera felice e contento) la tua pagina.

Per il blog, invece, il discorso cambia leggermente. Se vuoi che l’utente prosegua nella navigazione, devi spingerlo a compiere questa azione. Come? Con articoli correlati e concatenati tra loro, attraverso una rete di link building interna, ad esempio. Ma anche con call to action strategiche, che portino l’utente dove TU vuoi che vada.

Il bounce rate può indicarti la qualità complessiva del tuo blog

Ok, abbiamo appurato che un valore alto non significa necessariamente un piazzamento misero, tra i risultati di ricerca (o SERP, se preferisci). Ma deve, comunque, invitarti alla riflessione.

Che significa? Forse, chi arriva sul tuo ultimo articolo, fugge a gambe levate perché il contenuto è misero, di bassa qualità. Un contenuto che puoi (e devi) migliorare per abbassare il tasso di rimbalzo e migliorare, come conseguenza, il tuo posizionamento.

La SEO è una disciplina complessa. Esistono centinaia di libri, saggi, guide e articoli che trattano l’argomento. Un argomento che non smette mai di mutare. Anche se, le basi della SEO non cambieranno mai.

Il tuo obiettivo principale deve essere questo: creare il contenuto che le persone vogliono leggere e venderlo con onestà. Fai questo e la SEO lavorerà insieme a te per aumentare la visibilità del tuo blog.

Aumentare le visite di un blog: la tua opinione

Ti ho raccontato come, attraverso la SEO, puoi incrementare gli accessi al tuo blog. In sintesi, ecco gli step da seguire:

  • ragiona per macro temi
  • trova parole chiave pertinenti e rilevanti
  • ottimizza i contenuti

Adesso, però, sono curioso di leggere la tua esperienza in merito. Quali strategie usi per aumentare le visite del tuo blog? Ti aspetto nei commenti.

La strategia vincente per dare visibilità al tuo blog è ottimizzare i tuoi contenuti

La strategia vincente per dare visibilità al tuo blog è ottimizzare i tuoi contenuti

L’argomento di oggi nasce da una domanda che, qualche giorno fa, mi è stata posta da un amico.

La SEO serve o no per il mio blog?

Sì, lo so che la domanda suona alquanto bizzarra. Chiedere se la SEO può migliorare la tua strategia di marketing digitale, sfiora la retorica. Qualsiasi attività online può beneficiare della SEO. Viceversa, si perderebbe il senso dell’acronimo. SEO, ti ricordo, significa “search engine optimization“. Ed è quell’insieme di pratiche che mirano ad aumentare la visibilità di una o più pagine web.

Ma torniamo un attimo al mio amico e alla sua domanda: perché vuole sapere se la SEO può aiutare il suo blog?

Recentemente, ha avviato un blog sulla sua più grande passione: la musica. Più in particolare, la chitarra acustica. Spiega alcuni riff e aggiunge, quotidianamente, video tutorial sui principali successi italiani. Eppure, il traffico sul suo piccolo sito web non cresce. Il grafico di Google Analytics è piatto.

Il motivo? Non integra, nella sua strategia di blogging, il benché minimo tassello di SEO.

Tu, vuoi fare lo stesso errore? Vuoi un diario personale? No. Tu vuoi condividere la tua conoscenza e la tua passione. E trasformare tutto questo in risultati – l’unica cosa che conta davvero. Ed ecco che la SEO entra in gioco.

L’importanza della SEO per un blog

Su Internet vengono pubblicati milioni di articoli ogni giorno. E il contatore aumenta anche in questo momento. Dare visibilità ai propri contenuti, quindi, diventa una sfida abbastanza impegnativa. Ma, nel marasma del web, puoi comunque emergere.

La differenza tra un blog ottimizzato per i motori di ricerca e uno che – nonostante i buoni contenuti – viene gestito senza consapevolezza è il traffico che produce.

Un errore comune che molti blogger alle prime armi fanno è quello di produrre contenuti senza avere prima definito un obiettivo, una strategia. In questo modo il risultato sarà catastrofico. Improvvisare nel blogging è (quasi) impossibile. Bisogna SEMPRE avere un piano. E agire di conseguenza.

Se sai a priori dove vuoi arrivare, la strada da seguire sarà meno tortuosa, nonostante i possibili impedimenti. Questa è una lezione che ho imparato dalla vita. E può essere applicata tranquillamente al tuo blog.

La SEO è una strada. Un sentiero che può condurre qualche ramingo verso il tuo rifugio sicuro. Fuor di metafora, se vuoi aumentare i tuoi lettori – i parenti e gli amici, seppur importanti, non mantengono vivo un progetto editoriale – devi iniziare a scrivere in ottica SEO. Che non significa scrivere per i motori di ricerca. Significa avere quella famosa consapevolezza di cui ti parlavo poc’anzi.

Naturalmente, la SEO non è l’unico strumento che puoi usare per aumentare il pubblico del tuo blog. La promozione sui social, l’advertising, l’email marketing e i servizi di messaggistica – Telegram e WhatsApp su tutti – possono (e devono) essere integrati nella tua strategia di Marketing Inbound. Una strategia che mira a attrarre il lettore, deliziarlo con contenuti cuciti su misura per lui e convertirlo come promotore del tuo blog.

Suona meraviglioso, non è vero? La SEO è anche questo. Ma è, soprattutto, una forma di Marketing con un rapporto costo-efficienza incredibile. E ora ti spiego perché.

SEO: ottimizza il tuo blog oggi, per pagare meno domani

seo invenstimento perfetto

Per diffondere un contenuto molti blogger si affidano alla pubblicità a pagamento sui social network. Altri, invece, comprano link o annunci su altri blog. Questo modus operandi costa denaro. E il rischio di sprecare budget è altissimo.

Ricordi il discorso sull’improvvisazione, no? Figurati se è saggio affidarsi al caso quando ci sono soldi di mezzo. Le inserzioni sponsorizzate su Facebook, ad esempio, se da un lato possono portarti traffico, possono anche svuotarti la prepagata velocemente. E senza portare risultati. Soprattutto, se i click portano a pagine non ottimizzate, non responsive, o con un’architettura dei contenuti poco efficace.

Ora, non credo che questo sia lo scenario che immagini quando pensi al tuo blog. Tu vuoi occuparti dei contenuti. Del piano editoriale, magari. Ma non vuoi essere trovato grazie al denaro che versi nelle casse di Mark Zuckerberg. Tu vuoi essere trovato su Google, quando un tuo potenziale lettore cerca informazioni sull’argomento affrontato dal tuo blog.

Ecco perché dovresti utilizzare il potere della SEO e:

  • individuare il tuo pubblico – ottenendo risultati migliori rispetto agli annunci
  • risparmiare denaro, tempo e risorse – che avresti investito per creare la tua campagna pubblicitaria
  • adattare la tua strategia SEO per attirare, esattamente, chi vuoi che legga i tuoi contenuti
  • aumentare il ROI (ritorno di investimento), utilizzando la SEO e l’analisi delle parole chiave

Con la SEO, chi cerca, trova il tuo blog

bussola su cartina geografica

Chi cerca online, trova le informazioni grazie ai motori di ricerca. Il tuo blog non viene escluso da questo processo. Naturalmente, per essere indicizzato in maniera corretta dai crawler di Google – immagina questi simpatici bot, come dei ragnetti intenti a scansionare ogni contenuto presente sul web – i tuoi articoli devono rispondere alle domande degli utenti. Viceversa, Google non avrebbe motivo di restituire le pagine del tuo blog.

E la SEO è proprio questo: ottimizzare i tuoi contenuti, per una determinata query (domanda), e ottenere maggiore visibilità all’interno dei motori di ricerca.

Seguendo le regole base della SEO, infatti, il traffico organico verso il tuo blog può crescere velocemente e in modo esponenziale. Basta anche modificare qualche piccolo dettaglio che tra un periodo e l’altro hai ignorato:

  • un filename descrittivo per le tue immagini, invece di un triste (e inutile) image610.jpg
  • un titolo che contenga la parola chiave che intendi attaccare
  • una url compatta che abbia al suo interno la keyword da te scelta

Piccoli accorgimenti che possono rendere grande il tuo articolo. Anche se la SEO non è soltanto url, title e immagini. C’è un mondo che può risultare complesso, ma che con la giusta mentalità può essere alla portata di ogni blogger.

Ma queste non sono le uniche motivazioni per le quali vale la pena investire sulla SEO. Oltre un fattore di indicizzazione, infatti, c’è anche (e soprattutto) una coccola verso il tuo lettore.

La SEO migliora l’esperienza del lettore

seo migliora esperienza utente

Ottimizzare i tuoi articoli significa anche – come suggerisce il titolo di questo paragrafo – migliorare l’esperienza del lettore (e di lettura).

Un post che mescola buone informazioni a uno stile asciutto e semplice spinge il lettore a tornare sul tuo blog. E questo contribuisce a creare un bacino d’utenza fidelizzata.

Questo è quello che intendo permigliorare l’esperienza del lettore“.

Produrre contenuti ben strutturati, però, non è l’unica pratica che puoi attuare per creare la migliore esperienza possibile.

Devi, anche:

  • strutturare ogni articolo, seguendo una sola chiave di ricerca (e il suo relativo campo semantico) – eviterai di andare fuori tema
  • collegare, attraverso una rete di link interni, gli articoli del tuo blog – questo aiuta il lettore ad acquisire maggiori informazioni, senza perdere troppo tempo. E aiuta te a diminuire la frequenza di rimbalzo, ossia a mantenere attivi per più tempo gli utenti sul tuo blog
  • ottimizzare le immagini, in modo che vengano caricate velocemente
  • fornire un titolo e una breve descrizione a ogni articolo – incuriosisce il lettore, e lo spinge a proseguire la lettura

Insomma, l’obiettivo è sempre lo stesso: fornire al lettore le risposte che cerca.

Segui i cambiamenti, cambia strategia


The wind of change blows straight into the face of time“, cantava Klaus Meine nel 1989. Il leader degli Scorpions si riferiva ai cambiamenti policiti in atto nell’Europa dell’Est.

Ora, questo non è un post che parla di politica. Questo è un post che parla di SEO. E la SEO è in costante fase transitoria. Ogni volta che pensi “è perfetto”, “ho risolto”, “eureka!”, un aggiornamento di Google può stravolgere le carte in tavola e penalizzare, nel peggiore dei casi, il tuo lavoro.

Gli update continui che Google conduce hanno una conseguenza: la SEO deve essere un processo dinamico. Per mantenere un buon posizionamento, quindi, devi studiare e aggiornare le tue conoscenze.

La tua SEO deve evolvere insieme a Google. Questa è l’unica chance che hai per consegnare ai tuoi lettori degli articoli che valga la pena leggere.

La SEO rende il tuo blog semplice da trovare

Tu vuoi che il tuo blog sbaragli la concorrenza, vuoi aumentare il numero dei tuoi lettori e vuoi monetizzare. La SEO è uno strumento potentissimo che puoi sfruttare per capitalizzare i tuoi investimenti, e dare al tuo blog la visibilità che merita.

Per ulteriori chiarimenti, ti aspetto nei commenti.

Hai bisogno di una consulenza SEO per capire come migliorare il tuo blog? MADD è pronta a suggerirti le best practices per raggiungere la tua nicchia di mercato.

5 miti sulla SEO che ogni blogger dovrebbe ignorare

5 miti sulla SEO che ogni blogger dovrebbe ignorare

La SEO spaventa e confonde parecchi blogger. Ed è Google a rendere il “gioco” ancora più complicato. Il motore di ricerca più utilizzato al mondo continua ad aggiornarsi e a cambiare. Questo mutamento trasforma la SEO in una sfida costante. Come se non bastasse, gli articoli che trattano di posizionamento sui motori di ricerca sono – spesso e volentieri – carenti di informazioni e raffazzonati. O, peggio ancora, colmi di parole e consigli preziosi… Peccato che siano tutti sbagliati.

Ora, io non ho la conoscenza assoluta. Nessuno può averla. Questo, però, non mi vieta di scrivere un articolo che parla di leggende SEO. No, non intendo personaggi leggendari da seguire e idolatrare. Piuttosto, di miti da sfatare.

In questo modo, il tuo approccio alla SEO può cambiare leggermente. Potresti, addirittura, convincerti che dietro questo acronimo, oltre algoritmi e tecnicismi vari, ci sia proprio il mondo adatto a te.

#1 Devi essere grande per attrarre traffico organico

Partiamo da una verità (più o meno) assoluta: è vero che i siti che hanno un traffico maggiore hanno un ranking più alto nella classifica virtuale di Google. Questo può scoraggiare i piccoli brand e i blogger alle prime armi. Ma non deve scoraggiare te. Puoi ambire anche tu a una fetta di torta e. fuor di metafora, piazzare i tuoi contenuti nella SERP di Google.

I nostri clienti, ad esempio, non sono delle grandissime realtà. Noi aiutiamo le piccole e medie imprese ad acquisire la giusta visibilità online. E posso assicurarti che riescono a raggiungere numeri abbastanza interessanti in termini di traffico organico. Questo perché hanno capito come giocare le carte a loro disposizione.

Ora, la domanda che stai per farmi è abbastanza intuibile:

Giovanni, come posso aumentare il traffico proveniente da Google?

Principalmente, ci sono due cose che dovresti fare subito:

  1. puntare su parole chiave più specifiche (la cosidetta long tail o coda lunga), invece di tentare – invano – di attaccare keyword secche ad alta concorrenza
  2. cercare su Google la keyword per cui vorresti posizionarti, ed esaminare, S-C-R-U-P-O-L-O-S-A-M-E-N-T-E i contenuti che occupano le prime posizioni. Questo può aiutarti a comprendere se puoi (e come, eventualmente) scalzare i tuoi diretti “avversari”. Insomma, prima di creare un contenuto devi scegliere bene la tua battaglia.

#2 La SEO è troppo complicata, Google cambia sempre le regole

il fuoco in continuo mutamento

cambiamento

Ok. È vero. A Google piace cambiare. E gli piace farlo innumerevoli volte l’anno. E in grande. Penguin, Panda, Hummingbird, il recente passaggio a https, l’assalto al mobile friendly dello scorso anno, e l’esilio (si spera) dei popup invasivi, sono alcuni esempi di come Big. G evolve i suoi algoritmi.

Tutto questo può spaventarti. Puoi indurti a credere che la SEO sia, davvero, troppo complessa.

Ok, toglietelo dalla mente. O meglio, lungi da me dirti che la SEO sia roba semplice. Padroneggiarla è un’arte. Serve tempo, dedizione e formazione.

Eppure, se giochi secondo le regole non devi preoccuparti di tutti questi tecnicismi. Ogni volta che Google apporta una modifica sono le persone che giocano sporco a soffrire – magari non subito, ma ti assicuro che soffriranno. E come se soffriranno.

Se vuoi evitare di finire nel dimenticatoio di Google, evita queste pratiche come la peste:

  • acquisire troppi link da siti spam
  • ripetere fino allo sfinimento (tuo e del lettore) la parola chiave
  • produrre contenuti che non meritano il tempo di nessuno

Se, invece, tieni fede a queste 3 semplice regole, puoi ambire a raggiungere ottimi risultati nelle pagine di ricerca (o SERP):

  • utilizzare la parola chiave in modo naturale
  • produrre il miglior pezzo possibile sull’argomento da te scelto
  • ottenere link in ingresso da blog o siti web vicini alla tua nicchia

Per approfondire → Il tuo sito è ottimizzato per i motori di ricerca?

#3 Le Keyword non sono più rilevanti

Il peso delle keyword nella seo

Qualche anno fa era possibile spammare senza ritegno le parole chiave all’interno di un testo. Questo assicurava (più o meno) una corretta indicizzazione del contenuto da parte di Google.

Oggi, le cose sono cambiate. Anzi, ripetere troppo la keyword può essere penalizzante.

Ora, siediti e reggiti bene sulla sedia. Molte persone, a causa di questo cambio di rotta da parte di Google, affermano che:

Le keyword non contano nulla

La verità, però, è sempre più complicata di una banale citazione.

I motori di ricerca (Google in primis) necessitano ancora di un piccolo aiuto per categorizzare correttamente i contenuti che, ogni giorno, gli vengono dati in pasto. Questo aiuto è rappresentato dalle parole chiave, o keyword che dir si voglia.

Quindi, invece di cospargere il tuo contenuto con parole chiave spammate a caso, puoi (e devi) inserirle in alcuni punti specifici del tuo testo.

Vuoi sapere quali sono questi punti?

  • L’url – meglio noto come indirizzo web
  • Il titolo del post (title SEO)
  • L’header (h1)
  • Il primo paragrafo (o le prime 100 parole)
  • Il contenuto (con tutte le possibili variazioni)

Questo è tutto ciò che serve per ottimizzare correttamente il tuo contenuto e indicizzarlo per una determinata parola chiave (o query di ricerca).

#4 Il Guest Blogging è morto

guestblogging

È strano come Google ci dice sempre di smettere di fare ciò che funziona. E il guest blogging non fa eccezione. Nel 2014, Matt Cutts ha spaventato tutti affermando che il guest blogging era morto.

La notizia ha bloccato tantissimi blogger, con conseguente calo del guest blogging.

Questo, però, non deve fermare te.

Anche perché Matt voleva scoraggiare un modo di fare guest blogging sbagliato. Se scrivi un post utile e rilevante per un collega blogger, nella tua nicchia di riferimento, Google non può che apprezzare.

Questo è tutto.

Prendi questa intervista sul blog di Francesco Ambrosino come esempio. Ho risposto alle sue domande, senza nascondermi. Come farei con qualsiasi contenuto sul mio blog.

Ora, vuoi sapere qual è la grande notizia? Molti top blog sono alla ricerca di guest post, ed è un ottimo modo per fare SEO.

Inoltre, puoi ottenere un link al tuo sito web, l’esposizione a un nuovo pubblico e la possibilità di fare rete con persone nuove.

#5 Google troverà automagicamente ogni mio post

Google ha creato Search Console per aiutarci a monitorare i nostri siti web, da una prospettiva di ricerca.

Ci sono tantissimi vantaggi a impostare questa funzione. Uno dei più grandi informa Google di ogni pagina (o post) che hai aggiunto al tuo sito web. Comprese quelle nuove di zecca.

Ci sono alcuni passaggi da rispettare, ma le basi sono queste:

  • iscriviti a Search Console (con un account Gmail)
  • collega il tuo sito web, e verificane la proprietà (con l’aggiunta di un codice speciale)
  • aggiungi una sitemap XML (puoi utilizzare Yoast SEO su WordPress)

D’ora in avanti, ogni volta che aggiungerai un articolo (o una pagina) al tuo blog, puoi informare Google dell’avvenuta modifica, utilizzando una funzione di Search Console molto utile: visualizza come Google.

search console strumento

Questa semplice operazione, oltre notificare a Google la pubblicazione di una nuova pagina, ne accelera l’indicizzazione.

Search Console mette a disposizione un arsenale di funzioni. Ma questo, almeno per il momento, è quello che interessa a te… O continui a pensare che Google abbia una bacchetta magica per trovare i contenuti?

Ignora i miti e prospera con la SEO

Come vedi, basta attuare delle semplici procedure per incrementare il traffico proveniente da Google. Ti consiglio, comunque, di studiare da fonti autorevoli, e di non prendere per oro colato tutto quello che leggi in rete. E ricordare, sempre, la regola d’oro per avere visibilità online: curare i tuoi contenuti come se fossero tuoi figli. Questo è quello che vuole Google, ed è quello che difficilmente cambierà. Nonostante gli algoritmi. Per ulteriori chiarimenti, ti aspetto nei commenti.

SEO per principianti: una spiegazione semplice

SEO per principianti: una spiegazione semplice

Search Engine Optimization. Per molti, questo tris di parole rappresenta un vero tabù. Eppure, chi si occupa di web – che sia un blogger o il proprietario di un eCommerce – sa benissimo quanto sia importante dare visibilità ai propri contenuti. Conosce l’impatto che può avere la SEO sui risultati mostrati dal motore di ricerca (Google per la stragrande maggioranza dei casi). E lo sai anche tu che stai leggendo queste righe.

Ma gli aspetti tecnici ti spaventano: redirect, link building, robots.txt, sitemap.xml, ecc. Sono parole che (forse) conosci; parole con cui, quotidianamente, ti scontri e confronti… E continui a capirci poco o niente.

Ecco, questo articolo vuole essere un assaggio di SEO. Una piccola guida per “principianti”, che mira a spiegarti – nella maniera più semplice possibile – cos’è la SEO, cosa Google si aspetta da noi e, soprattutto, cosa significa NON fare SEO.

Cos’è la SEO?

tastiera di un computer

La SEO è una tecnica che si concentra sulla crescita di un sito web sui risultati del motore di ricerca. In altre parole, si tratta di un metodo di scrittura e di costruzione di pagine web che permette loro di intercettare le domande degli utenti, invece di attrarre traffico attraverso annunci a pagamento. E non è un modo per imbrogliare o ingannare il sistema. È, semplicemente, il modo migliore per creare le pagine e per offrire una grande esperienza utente, sia ai lettori sia ai motori di ricerca.

Scrivere grandi contenuti con informazioni pertinenti offre agli utenti quello che vogliono. Ed è anche quello che vuole Google, e che comprende meglio. Più l’informazione contenuta nelle pagine del tuo sito web sarà chiara e concisa, maggiori saranno le possibilità che Google le trovi e che, quindi, ti premi, restituendoti maggiore visibilità in SERP – che poi sarebbero le pagine di ricerca.

In fondo, come utilizzi il motore di ricerca – Google in questo caso? Gli poni delle domande: quanto è alto David Beckham, cos’è il CNEL, e ancora, chi è Kaiser Soze.

La metafora del bibliotecario

Prova a immaginare Google come il bibliotecario super tecnologico di una gigantesca libreria. Ogni pagina di un sito web è un volume e, ogni giorno, questo numero cresce in maniera esponenziale. Per fare in modo che questa enorme mole di documenti sia accessibile, in maniera semplice e immediata, è necessario che ogni volume (che poi sarebbero le pagine web), sia etichettata: abbia un titolo e una descrizione. Viceversa, il nostro caro bibliotecario come potrebbe trovare il volume adatto alle tue necessità?

Ecco. La SEO serve proprio a questo: a etichettare i volumi della libreria, che prende il nome di Internet.

La domanda, ora, è un’altra. Ovvero, come fa Google a restituirti quei dieci risultati che vedi nella prima pagina di ricerca, tra N mila risultati possibili? Ti invito a provare una ricerca seduta stante, e scrivere nei commenti il numero di risultati complessivi trovati da Google.

Una cosa del genere, insomma:

serp seo per principianti

Gli uomini scelgono attraverso le euristiche. I computer, invece, sono “limitati” da algoritmi. Puoi capire, quindi, quanto sia importante comprendere come ragiona il motore di ricerca – Google in questo caso.

Devi interrogarti e capire quali sono i fattori che possono premiarti. Solo in questo modo puoi permettere a Google di assimilare al 100% i tuoi contenuti, in modo da restituirli a chi cerca informazioni (sul tuo prodotto o servizio).

Cosa vuole Google da te?

google

Lalgoritmo di ricerca di Google è un segreto in continua fase transitoria. In due parole: cambia sempre. Sì, anche in questo momento. Comprendere, quindi, quali siano i parametri che possono premiare o meno i tuoi contenuti sul web può essere arduo. Certo, hai a disposizione Google stesso. Puoi osservare la concorrenza e capire quali sono i parametri che il colosso di Mountain View considera più rilevanti e meritevoli delle prime posizioni.

In generale, i motori di ricerca – Google in primis – mirano a restituire risultati quanto più pertinenti con lintenzione di ricerca dellutente. E puntano, anche, a rendere l’esperienza di ricerca fluida e soddisfacente.

Per queste ragioni, devi porre particolare attenzione a questi quattro parametri

  1. Contenuto. Le informazioni sul tuo sito web (articoli di blog, pagine di servizio, ecc.) sono rilevanti per le chiavi di ricerca? Lo stesso vale per le descrizioni e gli alt tag delle tue immagini?
  2. Perfomance. Il tuo sito web carica velocemente? Le tue immagini sono ottimizzate?
  3. Autorevolezza. Il tuo sito web (o blog) è considerato autorevole e, pertanto, citato da altri siti autorevoli?
  4. User Experience. Il tuo sito web è facile da navigare? Ci sono link che non funzionano correttamente? Per quanto tempo un utente resta a leggere i tuoi contenuti?

Queste sono domande a cui devi dare una risposta. E devi farlo in fretta. Anche perché ogni domanda corrisponde a un fattore che, guarda caso, combacia (e si combina) perfettamente con quello che Google – e gli altri motori di ricerca – (ri)cercano in un sito Internet.

In sostanza, ognuno di questi fattori contribuisce ad aumentare le probabilità che il tuo contenuto raggiunga un buon posizionamento allinterno delle pagine di ricerca di Google. Questo perché ogni sito web ha un valore numerico attribuito da Google che ne stabilisce l’autorevolezza. Questo valore si chiama page rank. Più è alto, maggiori sono le possibilità di vedere al primo posto un proprio contenuto.

Cosa non è la SEO

ladro al computer

Ottenere un alto page rank è il sogno di molti SEO. Spesso, però, si cerca di circuire il sistema. Di ingannarlo. Di accumulare dettagli, piccole sfumature che agli occhi di Google possono sembrare – seppur momentaneamente – contenuti da premiare. Il risultato può essere raggiunto, è vero. Sarei ipocrita ad ammettere il contrario. Eppure, arriva sempre la resa dei conti. E in questo caso il giudice, il carnefice e il boia hanno la stessa faccia. E ha la forma di un’imponente G.

Esatto, è solo questione di tempo. D’altronde, l’algoritmo di ricerca di Google è molto complesso. Ingannarlo è possibile, ma solo per un breve periodo. Insomma, se pensi che esistano dei trucchi a buon mercato per guadagnare le grazie di Google, la SEO non fa per te.

Alcune pratiche da cui stare alla larga, se vuoi che Google ti sia vicino

  • Comprare link. Essere linkato da siti autorevoli ha un forte impatto sul ranking del tuo sito web. Ma non puoi comprare questo genere di rispetto. Stai lontano da chi ti offre decine di link, previo pagamento, per aumentare la tua visibilità online. Con molta probabilità, infatti, chi offre questo genere di servizi ha intenzione di venderti link che non hanno nulla a che fare con la tua nicchia. E questo non è visto di buon occhio da Google.
  • Keyword stuffing. Usare una chiave di ricerca naturalmente all’interno di un testo è il modo migliore per posizionare un contenuto su Google. Il segreto è di farlo con naturalezza, senza ripetere in modo ossessivo la keyword che intendi intercettare con il tuo contenuto. Io, solitamente, quando ho finito di scrivere leggo ad alta voce il post. Oltre scovare eventuali refusi, è molto utile per individuare inutili (e penalizzanti) ripetizioni.
  • Pessima user experience. Il segreto per comprendere se il proprio sito web è navigabile e aiuta la consultazione dei contenuti, basta trasformarsi in un utente. Può risultare difficile assumere un occhio critico, me ne rendo conto. Eppure, è un approccio positivo che alla lunga premia. Domandati se hai annunci pubblicitari che invadono lo schermo. Se è difficile trovare le informazioni e accedere a ogni pagina del tuo sito/blog. Infine, controlla la frequenza di rimbalzo. Se più dell’80% delle persone che cliccano sul tuo sito, lo abbandonano entro 5 secondi, c’è qualcosa di sbagliato che deve essere rettificato.

La SEO è la ricetta per creare contenuti efficaci

Esatto. Pensa alla SEO come la ricetta ideale per preparare contenuti appetibili per gli utenti e per Google. Proprio come una ricetta ti suggerisce gli ingredienti da aggiungere e le tecniche da utilizzare per preparare al meglio la tua “pietanza” (meglio noto come contenuto web). Quanto più si segue la ricetta, migliori saranno i risultati.

La preparazione, invece, spetta a te. E in questo caso, aggiornarsi, studiare e sperimentare sono le tre parole dordine per aprire le porte del web e comprendere le sue regole. Sì, non si tratta di cercare segreti o applicare trucchi trovati in rete. Per avere successo nel lungo periodo bisogna giocare secondo le regole.

Come pubblicare un testo a prova di refuso

Come pubblicare un testo a prova di refuso

Il tuo ultimo articolo per il tuo blog è pronto. Hai appena cliccato su “Pubblica” e ti appresti a condividere il frutto del tuo estro sui tuoi canali social. Il post è perfetto: un headline d’impatto, un contenuto utile e di qualità e un’ottimizzazione SEO impeccabile. Eppure, il tuo sesto senso percepisce puzza di bruciato. Che potrà mai essere? Io un’idea l’avrei. Hai controllato che il tuo articolo sia a prova di refuso? Hai effettuato una revisione del testo?

refusi

Ecco, questo articolo parlerà di refusi e di come combattere questa piaga che avvilisce ogni blogger/copywriter. Sì, anche io che sto scrivendo questo post non ne sono immune. Fammi un favore: se noti errori di alcun tipo, scrivi pure nei commenti. Ti offrirò un caffè per ogni refuso da te sgamato!

Detto questo, vediamo come individuare refusi ed errori da penna blu, presenti (eventualmente) nel tuo ultimo articolo. Nove step che, se avrai l’accortezza di seguire, ti eviteranno “figuracce” o, peggio ancora, una lamentela dal tuo cliente. Se gestisci un blog aziendale, sai benissimo che gli errori non sono concepibili, e ogni articolo da te consegnato, DEVE essere perfetto.

#1 Scrivi in brutta copia

ricopiare in bella copia

Ricordi il compito in classe d’italiano? Io, per limitare errori dovuti alla distrazione, scrivo sempre in “brutta copia”, su un foglio di carta. Proprio come a scuola. Modifico periodi, ne taglio altri e inserisco note per eventuali link interni ed esterni. Questo procedimento serve a individuare eventuali refusi e a porne rimedio. Una mappa mentale cartacea che profuma d’inchiostro.

#2 Copia su WordPress

eliminare gli errori

Una volta scritto l’articolo in “brutta copia”, bisogna inserirlo all’interno del nostro blog (o in quello aziendale di un nostro cliente), utilizzando un CMS. Io, come la maggior parte dei blogger, utilizzo WordPress.

Ricopiare il testo in “bella copia” è la seconda parte della mia revisione a strati. A questo punto avrai sicuramente trovato diversi errori. Qualcosa, però, potrebbe essere rimasta. Una piccola macchia che si nota appena, ma che un occhio attento non può farsi scappare.

Ecco per trovare questa macchia dovrai rileggere il tuo articolo con occhi diversi. Che significa? Prova a leggerlo come se non fossi tu l’autore. Soffermati, inoltre, a leggere le singole parole piuttosto che i periodi. D’altronde, quelle 1500 parole che hai scritto dovrai pur rileggerle, ne convieni?

#3 Usa un correttore automatico

revisione a strati

La revisione è quasi ultimata. Al tuo articolo serve giusto un ultimo controllo ortografico e una rilettura, a voce alta, su carta stampata.

Per il controllo ortografico, ti suggerisco il sempre verde Microsoft Word. Ti basterà copia-incollare il tuo testo e attivare la funzione relativa al controllo ortografico. Saranno evidenziati, in rosso, gli errori ortografici e, in verde, parole e periodi che necessitano di punteggiatura o di un controllo sintattico.

Attenzione, però, il correttore non è sempre la soluzione più efficace, in quanto non riesce a contestualizzare le parole contenute all’interno di una frase.

Esaminiamo la frase precedente, ipotizzando tre possibili scenari:

  • il correttore non è sempre la soluzione più efficace, in quanto non riesce a contestualizzare le parole contenute all’interno di una frase
  • il correttore non è sempre la soluzione più efficace, in quanto non riesce a contestualizare le parole contenute all’interno di una frase
  • il correttore non è sempre la soluzione più efficace , in quanto non riesce a contestualizzare le parole conteunte all’interno di una fase

Nel primo scenario, tutto corretto, nessun refuso in vista. Nel secondo caso, invece, un controllo ortografico automatico ti segnalerebbe la z mancante in contestualizzare, così come l’errore (tragicomico) della terza frase: conteunte.

Ora, osserva nuovamente i tre esempi precedenti, e dimmi se noti qualcosa di errato. Io, intanto preparo un caffè.

Passano gli anni, i mesi, e se li conti anche i minuti

Pausa caffè terminata. Trovato il refuso? Esatto, si tratta della parola “fase“.

Il correttore automatico, in questo caso, non segnalerebbe la svista, in quanto fase è una parola del nostro vocabolario.

Detto questo, passiamo al prossimo step.

PS → Esamina ogni riscontro fornito da Word e correggi eventuali errori.

#4 Stampa l’articolo

revisionare un articolo

Adesso non ti resta che stampare il tuo documento (o visualizzarlo in modalità lettura) e rileggerlo per l’ultima volta. Questo passaggio è molto importante perché la lettura attraverso la carta ci risulta più semplice, chiara e veloce. Per i documenti brevi, puoi anche farne a meno, ma quando si tratta di revisionare pagine e pagine di file testuale, la stampa è l’unica via. Potrai segnare a penna tutti i refusi, e correggerli in un secondo momento.

Seguendo questi 4 punti, il tuo articolo non dovrebbe presentare alcun errore di distrazione. Perché dico dovrebbe? Semplicemente, perché ognuno di noi ragiona, scrive e sbaglia in maniera differente. L’unica cosa che ci accomuna è la capacità di autocompletamento linguistico. No, non è una supercazzola. È una funziona cognitiva del nostro cervello che ci permette di leggere testi completamente errati, per il semplice motivo che percepiamo le parole in un insieme, riuscendole a contestualizzare e autocompletare.

Ti sarà capitato n-volte di vedere sullo stream di Facebook testi del genere:

autocompletamento linguistico

Sì, lo puoi risolvere con un correttore automatico, è vero. Ma abbiamo visto come non sia affidabile al 100%. Puoi anche stampare il documento, ma potresti comunque leggere una parola per un’altra. In questo caso, vale indubbiamente il secondo consiglio che ti ho dato, all’inizio di questo articolo, ossia di leggere le singole parole, piuttosto che i periodi.

Ma per lavorare ancora meglio, ho un altro piccolo consiglio da darti.

#5 Leggi al contrario

Per evitare che l’autocompletamento linguistico si verifichi, oltre leggere le singole parole, sarebbe oppurtuno leggerle al contrario. Parti dall’ultima parola del testo e procedi la lettura da destra verso sinistra.

Esempio: sinistra verso destra da lettura la procedi e testo del parola ultima dall’ parti.

Sì, mi rendo conto che possa essere fastidioso, ma, credimi, lo è di più pubblicare un articolo con anche un paio di refusi.

Questo è quello che posso suggerirti per evitare errori di distrazione. Per gli orrori linguistici, ahimè, non esiste una guida. Posso darti solo un consiglio: quando hai un dubbio – la lingua italiana è complessa – non sopprimerlo. Piuttosto, sfrutta ciò che ha permesso all’uomo di evolvere: la curiosità.

#6 La curiosità non è donna, è umana

individuare refusi

Controlla su Google o consulta il tuo storico “Devoto-Oli“. Se non dovesse bastare, chiedi. Non ti nascondo che, a volte, ho qualche problema legato alla punteggiatura. Spesso, mi basta una rilettura attenta, altre volte, invece – per essere ancora più scrupoloso – cerchio ogni singolo segno di punteggiatura. Questo mi obbliga a tornarci in un secondo momento e a domandarmi se sia o meno al posto giusto, o se può essere bellamente eliminato.

Chiaramente, questo accade solo se stampo l’articolo. Viceversa, mi limito a ringraziare Bill Gates e Microsoft Word. Le ultime versioni sono davvero una bomba. Ti consiglio di provarle.

Questi cinque passaggi sono alcuni accorgimenti che utilizzo per evitare errori in pubblicazione. Il lavoro, però, non è finito.

#7 Devi lavorare “di fino”

revisione a strati efficace

Per pubblicare un articolo che riesca a soddisfare il cliente (e te stesso), oltre ad essere a prova di refuso, deve essere di qualità. Per questo, al momento della rilettura, soffermati a controllare e organizzare il contenuto: hai scritto tutto o hai perso, tra una virgola e l’altra, un concetto importante? Il passaggio da un periodo all’altro è logico e fluido? Le conclusioni ti convincono?

Per tenere tutto sotto controllo, ti consiglio di creare una scaletta – scritta, non mentale – dove organizzare il lavoro.

E per carità, verifica sempre le fonti.

Le fonti devono essere verificate, citate (o rimodulate) e, qualora potesse servire ad arricchire l’esperienza del lettore, riportate attraverso le pagine web di riferimento.

Quando al “rimodulate”, spesso, tra colleghi nascono diatribe legate all’originalità di un testo. Per quanto mi riguarda, quando si tratta di scrivere un post di grammatica spagnola, la creatività consiste unicamente nell’affrontare l’argomento in maniera differente, magari affiancando lo studio di un verbo a una canzone particolare. Insomma, le regole sono quelle, quindi c’è poco da essere originali, ma si può (e si deve) raccontare tutto, attraverso una chiave di lettura differente.

Essere originali non significa necessariamente produrre qualcosa dal nulla, ma essere in grado di rielaborare e trovare una chiave di lettura differente.

#8 Controlla la grammatica e migliora lo stile

evitare figuracce

Una consecutio temporum sballata, una proposizione errata, o un accento invertito possono essere notati fin dalla prima lettura. A volte, invece, non ne bastano cento. Io, quando ho un dubbio, controllo la cara e vecchia grammatica.

Una volta che avrai epurato il tuo testo da ogni forma di errore e svista grammaticale, puoi concentrarti sullo stile. Taglia tutto ciò che è ridondante: le parole inutili, gli avverbi – pesanti come macigni – e cerca di semplificare il tuo testo. In generale, se puoi esprimere un concetto con quattro parole invece che cinque, fallo. È meglio.

#9 Formattazione e proofreading

revisione di un testo

La divisione dei capoversi, la scelta dei grassetti (non grassettare SOLO le keywords, te ne prego) e dei corsivi, e il filo logico dei tuoi H2, gioca un ruolo importante. Guidano il lettore, attraverso le tue parole, al messaggio che vuoi comunicare. Cerca di dedicare una parte della tua revisione a strati anche alla formattazione del testo.

Il proofreading, invece, è la caccia al refuso una volta che reputerai il tuo articolo pronto alla pubblicazione. Io ho la fortuna di avere un lettore speciale che, in anteprima, legge i miei articoli quando sono ritenuti pronti dal sottoscritto. Per correggere i tuoi testi, coinvolgi un amico, la tua morosa, tua zia, il tuo cane, ma non farlo da solo. Come scrive Luisa Carrada, nel suo libro Lavoro, dunque scrivo!, citando Carol Fisher e il suo The subversive copy editor:

Chi ha scritto il testo è il peggior correttore di se stesso.

Quindi, cerca di trovare un “revisore di fiducia”.

Adesso, sei pronto a pubblicare!

La revisione a strati è conclusa: inserisci le immagini, opportunamente ottimizzate, controlla l’url, tag title e description. Ecco, ora puoi cliccare su “Pubblica”.

Refusi: il tuo vademecum

Bene, questo era il mio vademecum per individuare errori legati alla distrazione e correggerli. La tua revisione a strati quali step prevede? Condividi le tue tecniche nei commenti.