Da anni in Italia si discute sul limite dei 130 km/h in autostrada. Non si tratta di un argomento nuovo: periodicamente il dibattito torna alla ribalta. C’è chi sostiene che 130 km/h siano ormai insufficienti, chi invece ritiene che già questa velocità sia eccessiva. Le opinioni, insomma, sono molteplici e spesso contrastanti. Tuttavia, la questione sta assumendo una nuova prospettiva: grazie al progresso tecnologico, si comincia a immaginare limiti di velocità non più fissi, ma dinamici e adattabili. Non più una regola uguale per tutti e in ogni momento, ma un sistema capace di modulare i limiti in base alle reali condizioni della strada e del traffico.
Come potrebbero cambiare le cose
Fino a poco tempo fa, il limite veniva fissato a un valore unico, valido per chiunque, in qualsiasi momento della giornata e con qualsiasi condizione meteorologica. Ma ha davvero senso? Percorrere un’autostrada rettilinea, asciutta e ben illuminata non è paragonabile a guidare sotto la pioggia battente, magari con nebbia e asfalto scivoloso. Ecco perché si stanno sviluppando sistemi in grado di valutare in tempo reale la situazione. Se le condizioni sono ottimali, si potrebbe consentire una velocità superiore. Al contrario, in caso di peggioramento, il limite verrebbe automaticamente abbassato.

Su alcune tratte selezionate sono già in corso sperimentazioni. L’obiettivo è collegare i limiti di velocità ai dati raccolti da sensori e autovelox di nuova generazione: traffico, condizioni meteorologiche, visibilità, stato dell’asfalto. Se tutti i parametri risultano favorevoli, si potrebbe autorizzare il superamento dei tradizionali 130 km/h. In caso di pioggia o nebbia, invece, il sistema abbasserebbe automaticamente il limite, comunicandolo tramite pannelli luminosi.
Il Codice della Strada italiano già prevede limiti ridotti in presenza di condizioni avverse, ma si tratta di regole standard e poco flessibili. Il nuovo approccio mira a una maggiore precisione e tempestività. Ad esempio, oggi il limite in caso di pioggia scende a 110 km/h in modo generalizzato. Con le nuove tecnologie, invece, la riduzione potrebbe essere applicata solo dove realmente necessario, mantenendo i 130 km/h o persino aumentando il limite laddove non vi siano rischi.
Un sistema più morbido
Non si tratta solo di autovelox tradizionali. Oggi si punta sempre più su sistemi che non rilevano semplicemente la velocità istantanea in un punto, ma calcolano la velocità media su un determinato tratto. Questo metodo, più “morbido”, valuta il comportamento complessivo del conducente, offrendo una visione più equilibrata rispetto alla semplice fotografia di un momento.

Negli ultimi anni si è discusso anche della possibilità di innalzare il limite a 150 km/h su alcune tratte particolarmente sicure, dotate di tre corsie più quella di emergenza. Sono state avanzate proposte e condotti studi, ma finora non si è giunti a una decisione definitiva. Alcuni tratti autostradali sarebbero tecnicamente idonei, ma il timore è che l’aumento del limite induca una generale tendenza a velocità più elevate anche dove non sarebbe opportuno, con il rischio di aggravare i problemi di sicurezza.
In Europa la situazione è piuttosto eterogenea. In Francia, Grecia, Slovacchia e altri Paesi il limite è simile a quello italiano. In Germania, invece, non esiste un limite obbligatorio, anche se viene raccomandata una velocità di 130 km/h. Una scelta che continua a suscitare dibattiti, legata anche a una diversa cultura della guida e a un maggiore senso di responsabilità individuale.
L’importanza di strumenti efficaci
In Italia, i neopatentati devono rispettare il limite di 100 km/h in autostrada, mentre in caso di nebbia fitta il limite può scendere fino a 50 km/h. Sono regole ben note, ma spesso disattese. Chi percorre frequentemente lunghi tratti autostradali sa che molti automobilisti mantengono i 130 km/h indipendentemente dalle condizioni. È una criticità difficile da affrontare senza strumenti tecnologici realmente efficaci e diffusi.

Un altro aspetto riguarda le sanzioni. In Italia esiste una tolleranza: sotto i 100 km/h si può superare il limite di 5 km/h senza incorrere in multe, mentre oltre i 100 km/h la tolleranza è del 5%. Con i nuovi sistemi, anche questo meccanismo potrebbe essere rivisto. Se un algoritmo stabilisce che in quel momento le condizioni consentono di viaggiare a 135 km/h, si potrebbe guidare con maggiore tranquillità, senza il timore di sanzioni automatiche ingiustificate.
Non bisogna dimenticare che sulle autostrade continuano a verificarsi numerosi incidenti. Sebbene il numero sia in calo rispetto al passato, gli incidenti restano una delle principali cause di mortalità sulle strade, e la velocità eccessiva gioca spesso un ruolo determinante. Anche solo 10 km/h in più possono influire drasticamente sui tempi di reazione e sulla gravità degli impatti. Le tecnologie possono contribuire alla prevenzione, ma non sono una soluzione miracolosa.
Quando sarà possibile il cambiamento?
In alcune città italiane sono già operativi sistemi dinamici per la regolazione della velocità. Milano, Bologna, Firenze e altre stanno sperimentando limiti flessibili anche in ambito urbano, modulati in base ai livelli di traffico o di inquinamento. L’obiettivo è estendere questo modello anche alle autostrade, dove attualmente si fa ancora troppo affidamento su regole statiche, valide in ogni circostanza.

Questa evoluzione comporta anche una sfida culturale. Per molti automobilisti potrebbe risultare difficile abituarsi a limiti che cambiano di ora in ora. Il rischio di confusione è reale, soprattutto se la segnaletica non è chiara e ben visibile. Sarà quindi fondamentale investire in sistemi di comunicazione efficaci, integrando le informazioni nei navigatori e nei cruscotti delle auto di nuova generazione.
Infine, resta la questione politica. Ogni modifica ai limiti di velocità richiede un intervento normativo, e non sempre vi è la volontà di procedere. Le tecnologie e i dispositivi esistono, i test sono già stati avviati, ma è necessaria una regia nazionale che definisca criteri, tempi e modalità di applicazione. Senza una direzione chiara, si rischia di creare una frammentazione normativa tra le diverse regioni. Il futuro della velocità in autostrada, dunque, potrebbe essere meno uniforme ma più intelligente. Non si tratta solo di aumentare la velocità, ma di capire quando e dove sia davvero sicuro farlo.